Perché gli uffici sono opere uniche? Come mai l’architetto pur avendo a disposizione lo stesso spazio destinato agli uffici, ogni volta ne disegna uno nuovo?
Partiamo da questa semplice constatazione che a dire il vero stupisce chiunque, persino lo stesso designer. La risposta non è immediata come si potrebbe pensare e va narrata più che esposta, perché ci sono di mezzo diverse angolazioni di cui tener conto, fino ad avere la prova provata che troveremo nell’arte.
Oggi il lavoro d’ufficio si basa sul concetto di collaborazione
Partiamo dal mondo così come lo conosciamo oggi (pandemia compresa). Quando un’azienda si trasferisce in un nuovo building, oppure vuole rinnovare il proprio space office, alla base della sua necessità, in maniera più o meno esplicita, c’è il desiderio di aumentare il livello di collaborazione.
Questa parola è come un mantra per l’architettura moderna quando si parla di uffici. Dobbiamo risalire fino ad Adam Smith nel 1776 con “La ricchezza delle nazioni”, per comprendere come la collaborazione sia stata la vera invenzione che ha inaugurato il ciclo economico che ancora oggi viviamo.
Da allora ad oggi la parcellizzazione del lavoro ha assunto una connotazione più astratta, non si tratta più di dividere un compito in tante micro attività, ma di una serie di rapporti tra persone che hanno un disegno comune, si parla infatti di:
• Condividere idee e pensieri
• Strutturare modelli utili per far progredire e divulgare i progetti
• Imparare e insegnare ai membri del team
• Comunicare e dibattere
Ne conviene che lo spazio di lavoro da allora sia mutato profondamente, dall’idea di una scatola dove ciò che entrava veniva processato per produrre un bene, si è arrivati alla definizione di luoghi in cui le persone si incontrano. La conseguenza è notevole poiché nessun architetto può destinare un luogo unico per creare la “funzione della collaborazione”.
La progettazione moderna ha bisogno di creare flussi continui di movimento delle persone in uno spazio unico che rispetti la necessità di segregazione (concentrazione), e di scambio collaborativo. Non esiste un dualismo vero e proprio tra uffici sociali e uffici cellulari, ma una commistione sensata dei due.
Possiamo quindi considerare la necessità moderna come una prima risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio, ma non è tutto.
Due visioni storiche per spiegare due tipi di Ufficio
Chi ha avuto l’occasione e la fortuna di visitare una villa Palladiana si è reso conto di un particolare che troviamo ripetuto nell’architettura del periodo rinascimentale: le stanze sono tutte comunicanti le une con le altre. Gli abitanti delle dimore del Rinascimento, si muovevano attraverso le stanze per spostarsi in casa. Questo genere di pianta porta a favorire notevolmente l’interscambio tra le persone, in qualche modo costrette ad incontrarsi.
Più tardi nell’Inghilterra del XIX secolo ha iniziato a prendere piede il corridoio centrale che metteva in comunicazione le stanze una alla volta. Dalla gregarietà si è passati alla segregazione delle persone.
Si può comprendere perché questo genere di sviluppo architettonico sia stato associato alla divisione tra le persone, che poi è divenuto il presupposto per la divisione delle funzioni e delle attività.
Dobbiamo ringraziare Robin Evans, uno storico e architetto inglese, che ha avuto il merito di mettere in relazione la forma dell’architettura con la società ed il suo modo di essere. Spesso, dice Evans, si notano dipinti rinascimentali in cui i corpi sono molto vicini, quasi contigui. Il tipo di società era infatti caratterizzata dalla passione e dalla carnalità.
Al contrario nelle raffigurazioni pittoriche del XIX secolo le persone coesistono nella stessa stanza ma non sono tra loro in contatto.
L’ufficio collaborativo è frutto della società moderna
Siamo arrivati ai giorni nostri e possiamo fare lo stesso parallelismo raffigurato da Evans. Il lavoro oggi si basa sul concetto di collaborazione che rispetto al passato ha deviato dalla matericità verso l’astrattismo.
Le persone possono collaborare praticamente ovunque, pensiamo agli strumenti tecnologici che eliminano la condizione spaziale. Il tipo di arte prevalente nell’epoca contemporanea non mostra nemmeno l’uomo ma le sue tensioni e angosce, interiori in prevalenza.
Dove sono i corpi nei quadri di Mark Rothko? ne intravediamo due nell’Urlo di Edvard Munch, eterei e distaccati.
L’architetto dunque armonizza il concetto di collaborazione e lo armonizza per ogni azienda, generando così un disegno unico e sempre innovativo.
Concludo con un pensiero personale: Il distanziamento fisico che oggi dobbiamo sopportare di per se è già una condizione della nostra società, forse è per questo motivo che, dopo i primi momenti di sorpresa e paura, prevalga l’ottimismo, da sempre primo ambasciatore di qualsiasi soluzione.