Estratto dalla pubblicazione di Harvard Business Review “Il Tempo Ritrovato”
Nonostante tutti i progressi fatti in termini di progettazione di ambienti adatti al lavoro di ufficio, non possiamo affermare di aver raggiunto una situazione di equilibrio tra diverse necessità che sino alla nascita di UP150 venivano vissute in contrapposizione.
La ricerca del benessere è divenuta un caposaldo già prima dell’era pandemica. Organizzazioni internazionali si sono premurate di avvertire dei danni alla salute che derivano dalla vita sedentaria. La risposta non è tardata a venire attraverso la sensibilizzazione della popolazione di tutte le fasce d’età. La vita in ufficio avviene secondo caratteristiche ben precise e che in buona sostanza determinano un livello di sedentarietà pressoché assoluto. Gli stessi imprenditori desiderano avere collaboratori motivati e “felici” poiché così alzano i livelli di produttività del lavoro.
Nell’epoca post Covid non si tratta più di consapevolezza o sensibilizzazione a mantenere il proprio corpo in salute, bensì di rispondere a due semplici domande:
- Il lavoro d’ufficio è incompatibile con la necessità umana di muoversi?
- Per quale motivo i programmi di incentivazione non hanno prodotto risultati apprezzabili nel lungo periodo?
UP150 inverte la tendenza del mondo sedentario per definizione
Centinaia di migliaia di anni di evoluzione dell’uomo spesi a camminare, a fuggire, a lavorare duramente e/o creare manualmente degli oggetti, sono stati velocemente mortificati da pochi decenni che hanno ridotto lo stesso uomo a stare seduto ad una scrivania per circa 8 ore al giorno, sopraffatto dalla tecnologia del ‘remote control’ e viziato da performanti e confortevoli sedute.
La tensione adattiva, che tende a creare sempre nuovi equilibri tra il contesto che cambia e le inclinazioni dell’uomo, è andata così velocemente ad incidere sul comportamento sempre più sedentario e anti salutista, oltre che rendere il fisico tendenzialmente affaticato anche quando non in sovrappeso.
E’ ben noto che se un solo elemento viene modificato in un sistema complesso, si scatenano numerosi effetti, che non necessariamente seguono dei percorsi virtuosi, soprattutto quando l’innesco è sconsiderato, ed il primo cambiamento imposto avviene senza analizzare e prevedere gli effetti diretti e collaterali.
Il sistema UP150 ha puntato proprio sulle dinamiche di questo straordinario effetto domino, solo che ha perseguito il fenomeno cercando e scegliendo la direzione positiva.
In che modo? Attendendo le nuove aspettative di un ufficio inteso come strumento adeguato, anzi ideale, per assistere le persone adulte nel cambiamento in favore di stili di vita più salubri, e, innanzitutto, impostando il protocollo su principi evidence–based, cioè validati da una rigorosa sperimentazione scientifica. La ricerca è stata pianificata e divisa in diverse fasi, ciascuna delle quali ha valutato e verificato i diversi fattori fisiologici, psicologici e ambientali.
UP150 fase prima
La visione di UP150 si fonda sul benessere globale degli impiegati, parte dal fisico ma privilegia il fitness metabolico o fisiologico rispetto a quello sportivo più comune, con un programma di esercizi che punta principalmente ad una riduzione dei rischi di malattie e cronicità che sono in aumento, piuttosto che ai risultati estetici.
Esso parte dall’idea di un programma motorio che sfrutta i principi già linee guida internazionali, secondo le quali non è necessario sostenere lunghe sessioni di esercizi fisici per ottenere dei risultati. Il principio base è che ogni movimento conta ed ogni minuto conta, che sia esso strutturato o destrutturato.
La prima fase sperimentale appena conclusa ha verificato proprio quest’aspetto, puntando ad un punteggio finale definito da una diagnosi semplice, veloce e poco invasiva. Questa ha reso possibile una personalizzazione del programma motorio che tenesse conto delle diverse abitudini, età e generi.
I risultati di questa sperimentazione sono molto soddisfacenti, poiché forniscono prova dell’efficacia di un programma motorio frammentato, misurato e inserito in modo discreto nell’esperienza lavorativa. Ai partecipanti si richiede, infatti, una piena consapevolezza dello sforzo compiuto che li porta ad autoregolarsi ad attività moderate, di minimo intralcio alla parlata e alla respirazione, e quindi poco impattanti sull’esecuzioni più semplici.
Il programma scandisce il ritmo della giornata salubre, punta su alternanze di posture diverse, su variazioni di attività, e sull’introduzione di nuove usabilità di macchinari delle routine lavorative e non.
Parliamo di una trasformazione a basso costo, inclusiva, che crea motivazione intrinseca e non coinvolge rapidi cambiamenti di abitudini.
I soggetti che hanno deciso di partecipare alla ricerca hanno potuto constatare, nel breve termine di qualche settimana, miglioramenti delle proprie capacità articolari e della propria resistenza fisica, ma soprattutto hanno apprezzato il fatto di fare attività fisica senza dover interrompere il loro flusso lavorativo.
Dopo i fallimenti dei benefits tesi ad invogliare l’iscrizione in palestra o cose simili, anche laddove i programmi di fitness venivano offerti a costo zero, è stato fondamentale creare dei presupposti di successo di una oculata politica del cambiamento.
Il potere delle azioni ripetute inconsciamente
UP150 lascia l’utente libero di scegliere cosa fare e quando farlo in quanto gli interventi sono a sua discrezione. Si tratta di inviti gentili (nudge) a compiere piccole azioni extra, oppure sono espedienti che riescono a trarre il massimo vantaggio da azioni che più o meno ognuno è chiamato a svolgere comunque.
Stiamo parlando di opportunità comuni a tutte le tipologie di aziende, come il timbro del cartellino all’ingresso e all’uscita dal lavoro, la pausa caffè, l’uso della toilette, il bisogno di idratarsi regolarmente, la pausa pranzo, e anche la necessità di svolgere una telefonata in totale privacy.
Qualsiasi occasione di movimento spontaneo viene colta e sfruttata al massimo, nella “quasi” totale inconsapevolezza da parte dell’utente di essere coinvolto in un misurato programma motorio. Si persegue esclusivamente la regola della semplicità.
Viene fatto largo ricorso ad associazioni naturali e familiari tra determinate gestualità ad azioni di routine. Questo modo di procedere allevia il carico cognitivo dell’utente nell’engagement dell’azione, non solo per rendere fluido il movimento ma per permettere un dosaggio indipendente e autonomo delle proprie forze, nel rispetto dei propri limiti fisici e delle proprie esigenze lavorative.
Le stazioni UP150, cioè le occasioni di movimento efficace e poco strutturato, sono numerose e di diversa natura. Tutte sono finalizzate a diversi tipi di fitness e per diversi profili di utenza, oltre ad essere ben distribuite nello spazio, per creare un ambiente soprattutto dinamico, ma anche democratico, adattivo, inclusivo.
Un’esperienza di uso contemporaneamente naturale e formativo.
Spieghiamo però meglio perché prima abbiamo fatto riferimento una “quasi” e non totale inconsapevolezza. L’avverbio sta a indicare che, mentre si richiede all’utente una partecipazione fluida e quanto più naturale possibile, parallelamente si mira anche una forte presa di coscienza dell’obiettivo finale, che riguarda il miglioramento dello stile di vita e la consapevolezza del vantaggio che ne deriva.
L’utilizzo della tecnologia è al passo con i tempi e si spera che venga percepita, nel medio periodo, quasi invisibile e di poco intralcio. Ad esempio, se alcuni remainder dell’APP potranno all’inizio segnalare e suggerire di alzarsi per qualche minuto, oppure di ricordare che è passato troppo tempo dall’ultimo sorso di acqua, l’aspettativa è che, ad un certo punto in avanti, il programma possa diventare ridondante rispetto alla memoria del corpo e rispetto all’iniziativa spontanea.
La nostra mente è perennemente in ascolto del corpo, ciò permette di scardinare le vecchie abitudini a favore di nuove più salubri. La funzione adattiva, sopra citata, in questo modo guida verso una direzione di comfort più in linea con la necessità di acquisire una coscienza profonda e quindi il vero benessere.