Si può influire nel modo in cui i dipendenti apprendono, elaborano le informazioni e trovano soluzioni creative, disegnando uno spazio ufficio che tenga conto dei bisogni psicologici?
Da soli cento anni trascorriamo la maggior parte del tempo all’interno di edifici, piuttosto che all’esterno, è un dato di fatto che l’essere umano geneticamente sia più adatto a vivere in ambienti aperti rispetto a luoghi confinati.
Ultimamente i grandi designer sembrano essersene resi conto sfornando una serie di progetti, che solo 10 anni fa facevano pensare al set di Avatar.
E’ così la sede di Amazon, piuttosto che quella di Google o Facebook, in Italia spuntano grattacieli “verdi” e in alcune aziende prevalgono le aree dedicate al benessere, come ad esempio avviene alla Geico.
Per contro c’è da dire che basta frequentare un immenso centro commerciale per avvertire il desiderio di rintanarsi in un ambiente meno stressante, dove raccogliere le proprie energie e idee.
Perché dunque è importante che i progettisti per uffici siano ispirati dalle neuroscienze?
Scopriamo in che modo i fattori ambientali sono in grado di contribuire alla produttività, al comfort e alla soddisfazione dei dipendenti, semplicemente controllando alcune variabili ambientali.
Nel compiere questo percorso siamo facilitati dal buon esempio, poiché questi sono alcuni dei principi che l’Architetto Massimo Roj ha utilizzato per la nuova sede di Progetto CMR e Progetto Design&Build.
Il cervello umano reagisce all’ambiente
Le reazioni primarie del nostro cervello sono collegate, a segnali visivi, al rumore e a determinati comportamenti, ma non solo. Rispetto all’input di una situazione in cui bisogna collaborare con altre persone, è immediata l’associazione con spazi aperti e colloquiali, per contro l’esigenza di svolgere un lavoro individuale, dove la concentrazione deve essere elevata, fa desiderare spazi riservati e meno influenzati da distrazioni di qualunque tipo.
Così come abbiamo bisogno di associare il compito allo spazio ideale, quest’ultimo è per noi fonte d’ispirazione, è lo spazio che abbiamo a disposizione che amplia o chiude il nostro orizzonte immaginativo.
Tutto ciò ha una conseguenza sulla progettazione degli spazi ufficio, il contesto ambientale cambia a seconda dell’attività da portare a termine.
Il risultato finale, di un’attenta progettazione di uffici che tenga conto dei bisogni psicologici di un individuo, si riflette sulla qualità del suo lavoro che può significare maggiore precisione per i dettagli, oppure un pensiero creativo più ampio e propositivo.
Effetto Cattedrale: come l’altezza dell’ufficio influisce sul lavoro
A dimostrazione di quanto detto si parla di “Cathedral Effect” per descrivere gli effetti che ha l’altezza del soffitto sulle persone. In base ad uno studio del 2007, la percezione dell’altezza (quindi non solo la misura in termini assoluti), crea nelle persone una predisposizione alla creatività derivante dal senso di libertà.
Per contro i soffitti bassi facilitano l’elaborazione specifica con inclinazione verso il perfezionismo. Lo studio citato è molto interessante poiché cerca di fornire una misura dell’altezza del soffitto da mettere in relazione agli effetti psicologici desiderati.
Quando una persona si trova in un ambiente con un soffitto di circa 3 metri (10 piedi), tende a pensare in modo più astratto, mentre una persona che si trova in una stanza con un soffitto di circa 2 metri e 40 (8 piedi), avrà maggiore predisposizione per concentrarsi su argomenti specifici.
Nella foto degli interni della nuova sede di Progetto CMR si nota l’uso del verde “ristorativo”, le altezze del soffitto variano e rendono lo spazio immaginativo, proprio ciò di cui hanno bisogno gli architetti per espandere le idee.
In fondo si scorge una sala riunioni raccolta, per fissare le idee da mettere a frutto. I due momenti di creazione e concentrazione appartengono ad un unico ambiente.
Il nome “effetto cattedrale” deriva dalla sensazione che si prova quando si entra in una grande chiesa dove si avverte un senso di libertà che sfocia quasi nella percezione di appartenere al cosmo, tutto ciò in contrapposizione al senso di raccoglimento che si avverte in una piccola cappella.